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Reggio, “Liberi di scegliere” per legge dello Stato?

Consegnate le borse di studio nell’auditorium della Scuola Allievi Carabinieri

Ponti di condivisione e rotte di libertà. A cinque anni dal suo esordio, il progetto “Giustizia e Umanità Liberi di Scegliere” targato Biesse, ha realizzato tutto questo grazie alla capacità aggregante della presidente Bruna Siviglia, universalmente riconosciuta, e alla forza delle idee del giudice Roberto Di Bella a cui si ispira il percorso educativo promosso dall’associazione reggina. «È un unicum quello che è riuscito a compiere Roberto Di Bella per i suoi contenuti giuridici, sociali e culturali», sottolinea il direttore della Dia Maurizio Vallone. Alla scuola allievi dei Carabinieri – dove il colonnello Vittorio Carrara esprime l’orgoglio di ospitare un evento così importante –, va in archivio la cerimonia di premiazione del progetto Biesse con la consegna di borse di studio ai ragazzi più meritevoli che hanno partecipato da ogni angolo d’Italia. Una cerimonia ricca di stimoli e di emozioni dove la notizia –sollievo per lo stesso Di Bella –, è l’assunzione di un impegno del sottosegretario all'interno Wanda Ferro e dell’on. Cafiero de Raho su una legge nazionale a sostegno di “Liberi di Scegliere”. «È importante dare l’opportunità di una vita differente e serve fare ulteriori passi in avanti in materia di dispersione scolastica perché quando si apre una scuola si chiude un carcere. Stiamo lavorando con un gioco di squadra per una legge nazionale sul progetto del presidente Di Bella che è un argine alla criminalità organizzata, che non ha solo radici al Sud», asserisce Wanda Ferro. «Grazie per avere scelto questa scuola dove ho vissuto tanti anni», esordisce De Rao, per il quale il «protocollo governativo dev’essere proiettato nella legge nazionale perché solo un percorso normativo e finanziario strutturato può garantire il sostegno effettivo. Ai giovani dico: non fatevi prendere dall’illusione del banale, ma – esorta l'ex procuratore della nostra città –, leggete nella vostra coscienza perché se tanti calabresi raggiungono fuori dalla propria terra le vette più elevate nelle professioni, vuol dire che la sfida è possibile».

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