Sono due i fronti su cui si sta lavorando a seguito dell’incendio scoppiato nella tarda serata di sabato nella tendopoli per migranti di San Ferdinando in cui é morto Surawa Jaith, il giovane originario del Gambia che avrebbe compiuto 18 anni a gennaio.
Il primo é quello giudiziario, con l’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Palmi per accertare eventuali responsabilità per la morte del giovane. Il secondo fronte, altrettanto importante, é quello legato alla necessità ed all’urgenza, su cui é impegnato attivamente il prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, di smantellare la tendopoli e sistemare le centinaia di migranti in un’area più sicura e controllata in modo da evitare che in futuro si possano ripetere episodi come quello di sabato sera.
Per quanto riguarda l’inchiesta, che é coordinata dal procuratore Ottavio Sferlazza, si é appreso che, accanto a quella dell’accidentalità, si sta prendendo in considerazione anche l’ipotesi della natura dolosa dell’incendio. Potrebbe esserci stato qualcuno, in sostanza, che ha appiccato volutamente le fiamme per provocare la morte di Jaiteh. In questo senso si vuole accertare, in particolare, chi fossero le due persone che vivono nel campo in cui é scoppiato l’incendio che, come hanno detto ieri ai giornalisti alcuni amici di Souaro Jaiteh, avevano cercato il giovane poco prima dello scoppio dell’incendio nella tendopoli. Ed a tale scopo saranno sentiti gli amici della vittima che hanno riferito tale circostanza.
In ambienti investigativi, comunque, si fa rilevare che, al momento, non c'é alcun elemento che suffraghi l’ipotesi del dolo, nè s'ipotizza alcun movente alla base di un’eventuale volontà omicida nei confronti del giovane. Per quanto riguarda il secondo aspetto di questa vicenda, resa ancora più complessa dall’arrivo costante ed a volte incontrollato di migranti nella Piana di Gioia Tauro, impegnati come manodopera a basso costo nel settore agricolo, c'é stata oggi pomeriggio un’ulteriore riunione convocata dal Prefetto di
Reggio Calabria. Si sta lavorando per individuare un’area sufficientemente vasta in cui sistemare i migranti in strutture che non siano nè tende, nè baracche (si pensa ai container) che consentano il rispetto della dignità umana e di un minimo di qualità della vita.
Uno sforzo non facile da realizzare per la necessità di affrontare una serie di problematiche molto complesse ma su cui tutti i soggetti istituzionali che hanno un ruolo in questa vicenda sono attivamente impegnati.
La gestione dell’emergenza legata alla situazione delle vecchia tendopoli sta producendo, comunque, risultati importanti. Come la consistente riduzione di migranti che vivono nella struttura, passati dai 2.500 di due anni ai meno di mille attuali. Un processo che si spera di accentui sempre più, fino al risultato da tutti auspicato di uno smantellamento totale della tendopoli. Per il 12 dicembre, intanto, il Prefetto Michele di Bari ha programmato una nuova riunione.
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