Cullavano il sogno di ripetere la carriera di Totò Riina, il “capo dei capi” della mafia siciliana. E volevano trasformare il quartiere Gebbione di Reggio Calabria, una delle piazze dello spaccio gestita dagli indagati dell'operazione “Sbarre” arrestati questa mattina dai carabinieri, nella Corleone dei giorni nostri.
Per gli investigatori dell'Arma era decisamente più fantascienza che sfrenata ambizione criminale, ma anche di questo sparlavano due dei 17 arrestati, Antonio “Totò” Sarica (32 anni) e Vincenzo Gallo (31 anni).
È il 25 novembre 2017 quando “Totò” Sarica - "in preda ad un vero e proprio delirio criminale" chiosa il Gip non nascondendo "il particolare allarme sciale" - arrivava al punto da paragonarsi al boss palermitano "proponendosi di muovere dal quartiere Gebbione per estendere i suoi loschi traffici a tutta la città di Reggio Calabria, così come Toto Riina aveva fatto a Palermo partendo dalla piccola Corleone".
Conversazione inquietante quella captata dai segugi dell'Arma che hanno operato sotto le direttive del procuratore di Reggio, Giovanni Bombardieri, e dei sostituti antimafia, Walter Ignazitto e Diego Capece Minutolo. Che sottolineano come "al di là dell'improbabile e vanagloriosa assimilazione" colpisce, e non poco, "la spiccata e preoccupante indole delinquenziale dei due conversanti, i quali compiaciuti menzionavano – quali motivi di vanto – alcune tra le più cruente e drammatiche vicende criminali della storia della mafia siciliana".
Nel dettaglio ecco la chiacchierata shock: "Sarica Antonio: e ricordati che Totò Riina era un metro e venti. E ha cento omicidi di sopra... ha ammazzato... Gallo Vincenzo: le migliori persone. Sarica Antonio: ha ammazzato i migliori giudici punto, era il migliore 'ndranghetista".
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