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Reggio Calabria, l'assessore Muraca incandidabile? Il codice etico del Pd è perentorio

C’è un caso nella coalizione che sostiene la candidata Amalia Bruni. È imputato nel processo Miramare e secondo i parametri dem non può essere inserito in lista chi è stato rinviato a giudizio

Giovanni Muraca, assessore ai Lavori pubblici

Il codice etico del Partito Democratico è lapidario. Al paragrafo 5 detta in maniera perentoria «le condizioni ostative alla candidatura e obbligo di dimissioni». Recita l’articolo 1: «Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione anche di carattere interno al partito, coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, sia stato: a) emesso decreto che dispone il giudizio...». Poi continua elencando gli altri casi che sono ostativi alla candidabilità.
Evidentemente il codice etico del Pd così strombazzato o non è tanto etico oppure non è stato letto in maniera accurata al momento della compilazione della lista del Pd, nella circoscrizione Sud. Perché altrimenti, seguendo pedissequamente quando sottoscritto da tutta la coalizione che ha in Amalia Bruni la candidata a presidente della Regione, l’assessore del Comune di Reggio, Giovanni Muraca, di professione poliziotto, non sarebbe potuto essere un candidato al Consiglio regionale. Muraca, infatti, non solo è destinatario di un decreto che dispone il giudizio così come previsto alla famosa “lettera a”, ma è già imputato in un processo delicato scaturito dal cosiddetto “caso Miramare” che ha mandato davanti al Tribunale di Reggio quasi tutta la prima giunta Falcomatà, compreso il sindaco, che è il grande sponsor politico di Muraca.

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