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La continuità, questa sconosciuta: al ministro Valditara San Luca e Platì chiedono... docenti di ruolo

Sindaci e dirigenti hanno ribadito l'importanza di offrire certezze agli alunni. Le scuole dei due centri montani della Locride impegnate in una battaglia per formare i giovani e dar loro un futuro diverso. La dirigente Perrone: «I bambini qui sono desiderosi di apprendere»

Ci sono i sindaci che rappresentano le istituzioni sul territorio, ma anche docenti e dirigenti scolastiche, figure centrali che mandano avanti le scuole con impegno, dedizione e sacrificio. Entrambe le posizioni sono emerse con forza durante la visita del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara a San Luca e Platì. Posizioni che qualche volta non partono dallo stesso punto, ma che inevitabilmente devono tendere verso lo stesso fine: il rafforzamento del ruolo della scuola, che in questi centri diventa non solo avamposto di cultura, ma anche luoghi di protezione dei giovani. «San Luca - spiega il sindaco Bruno Bartolo – è stato per decenni l’immagine del potere della ‘ndrangheta nel mondo, ma la presenza dello Stato oggi è molto importante per la nostra comunità. La scuola qui, e forse più che altrove, rappresenta un argine contro il potere mafioso. Vogliamo togliere i nostri ragazzi dalle strade attraverso un impegno costante nelle scuole e grazie agli insegnanti che gli stanno accanto. Questa è la vera strada da percorrere per combattere la povertà educativa, per questo chiediamo da tempo una dirigenza scolastica stabile a San Luca e un’equipe socio-pedagogica che possa aiutare gli insegnanti».
«Meno promesse e più continuità didattica» chiedono le insegnanti della scuola media di San Luca Elisa Giampaolo e Grazia Manariti, due delle 5 insegnanti di ruolo presenti nell’istituto di via Benedetto Croce. «La nostra scuola da punto di vista strutturale -sostengono le due docenti - non ha bisogno di granché. Tutte le nostre aule sono attrezzate con le Lim e laboratori con computer. Ci sono delle grandi potenzialità in questa scuola, ma abbiamo bisogno di aiuto, allo Stato chiediamo insegnanti di ruolo che restino qui non solo per un anno. La continuità didattica e fondamentale in scuole come la nostra, i ragazzi devono potersi fidare dei loro insegnanti, per acquisire autorevolezza ai loro occhi bisogna stare qui per i tre gli anni del loro corso di studi».

Le prof Giampaolo e Manariti propongono anche degli «incentivi» per invogliare i professori a insegnare a San Luca: «Lavorare qui è una bella sfida, i ragazzi del primo anno sono poco scolarizzati, hanno bisogno di essere guidati. Abbiamo proposto anche di ridurre il numero di alunni e formare più classi per darci la possibilità di seguirli meglio, ma non ci è stato concesso. L’idea che qui non si possa lavorare bene è falsa, i ragazzi ci danno grandi soddisfazioni perché hanno grandi qualità, basta guardare il percorso di molti di loro alle scuole superiori».
Mentre il sindaco di Platì Rosario Sergi racconta di un «territorio in trincea» e della necessità di grandi investimenti «per colmare il gap infrastrutturale e combattere la povertà educativa», la dirigente scolastica di Platì Daniela Perrone parla invece della forza dell’aspetto umano nell’educazione dei bambini e della capacità dei suoi collaboratori. La sua è una di quelle storie che vale la pena raccontare perché rappresenta l’esempio di quanto il lavoro di insegnante sia, prima di tutto, una missione civile. La Perrone a 56 anni è stata trasferita a Platì da Catania, la sua città. A chi si metteva le mani nei capelli per la sua nuova destinazione rispondeva che «era una sfida che valeva la pena cogliere». Non ha l’aria da “pasionaria” la dirigente Perrone, ma parla dei suoi bambini con infinita dolcezza, dei suoi collaboratori con stima e ha le idee chiare su quello che serve per dare stabilità alla sua scuola, un futuro diverso ai tanti giovani del paese. «Qui a Platì – racconta dirigente dell’Ic “Edmondo De Amicis” di Platì – ho trovato docenti e personale Ata che credono nella scuola, ma serve continuità. Questo è un paese di montagna e con i mille altri problemi che conosciamo, perché non pensare a degli incentivi per attirare docenti disposti a trasferirsi qui per lunghi periodi? I test invalsi hanno dato risultati scoraggianti è vero, ma in paese ho trovato un vivaio di bambini desiderosi di apprendere, vivaci e argutamente intelligenti. Da qui bisogna ripartire. Sono arrivata lo scorso anno, insieme al sindaco siamo riusciti a riaprire la mensa e questo permette ai nostri alunni di rimanere a scuola quasi tutto il giorno. All’inizio è stato difficile spiegare ai genitori perché volessimo tenere i loro figli tutto il giorno a scuola, ma adesso le cose stanno iniziando a cambiare. È la politica dei piccoli passi, che qui sono passi enormi».

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