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Gallicò, una ‘bacinella’ ad hoc per i detenuti. Ecco come si sviluppava il sistema di mutuo soccorso

«Una delle principali attività della consorteria criminale che egemonizzava il quartiere di Gallico, nella periferia nord di Reggio Calabria, era quella del mutuo soccorso dei detenuti». Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri incontrando i giornalisti con Polizia di Stato e Carabinieri per illustrare i risultati dell’operazione "Gallicò".
«Attraverso la raccolta di fondi - ha aggiunto - si assicurava il necessario per le famiglie del detenuto, per la sua detenzione e per le spese legali per la sua difesa. Bisognava assicurare uno 'stipendio' ai componenti il clan che erano incappati in indagini giudiziarie ed erano stati condannati».

«Questa operazione, portata avanti congiuntamente dai carabinieri, dalla Squadra Mobile e dalla Sisco - ha detto Bombardieri - focalizza un’attività criminale, in un quartiere importante di Reggio Calabria, quello di Gallico, già oggetto di attenzione investigativa. Intercettazioni di conversazioni hanno consentito il rinvenimento di numerose armi e di conoscere le strategie di controllo del territorio. Ci si rivolgeva agli uomini dei clan per il permesso di costruire in una determinata area, alla imposizione da parte della cosca di chi poteva vendere il pane in una determinata zona, fino al rimprovero fatto ad un imprenditore, non solo per non aver pagato il pizzo, ma di non aver chiesto l’autorizzazione preventiva per aprire l'attività».
«Sullo sfondo - ha aggiunto il magistrato - c'è da registrare l'omicidio di Francesco Catalano, detto «Cicciu ù bumbularu" cui si imputava la pretesa di assurgere al controllo della cosca. La figura di riferimento per tutte le attività estorsive compiute dalla cosca è Gino Molinetti, che viene evocata spesso, fin quando era in libertà. Indagini sulle quali convergono anche una serie di dichiarazioni di numerosi collaboratori».
Per il procuratore aggiunto Walter Ignazzitto l’operazione "ha consegnato una 'ndrangheta più fluida, nel senso che gli esponenti di alcune famiglie dialogano ormai sinergicamente in un patto federativo che emerge prepotentemente dalle indagini. Abbiamo sempre detto che la 'ndrangheta a Reggio è 'arcocentrica', cioè tutto parte e si dipana dal quartiere di Archi e ciò spiega perché negli ultimi anni tutte le maggiori fibrillazioni, tutte le maggiori problematiche, hanno trovato il loro fulcro in Gallico, quartiere che mantiene una sua vitalità economica, ma soprattutto un quartiere dove per anni non si è avuta una leadership certa».
Alla conferenza stampa hanno partecipato il capo della Squadra mobile Alfonso Iadevaia, il direttore del Sisco Giuseppe Izzo, il comandante del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria Vincenzo Palmieri e il comandante del Reparto operativo Antonio Merola.

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