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Brogli a Reggio, Klaus Davi chiesto l'annullamento delle elezioni

Presentato un esposto al Ministero dell'Interno e in Prefettura in cui si chiede di annullare le elezioni, sciogliere il Consiglio e consentire così il ritorno al più presto i reggini al voto.

Klaus Davi

Dalle parole ai fatti. Dopo tante denunce, Klaus Davi e Nico Pangallo in rappresentanza della “Lista Klaus Davi” hanno rotto gli indugi e hanno presentato al Ministero dell'Interno e in Prefettura un esposto - curato dagli avvocati Oreste e Achille Morcavallo - con contestuale istanza di annullamento delle elezioni e conseguente scioglimento del Consiglio Comunale di Reggio Calabria. In via subordinata, i legali della lista Klaus Davi chiedono l'annullamento parziale delle elezioni nelle 41 sezioni presiedute da soggetti indicati da Castorina.

Una iniziativa forte, destinata a lasciare il segno, perché con questo esposto il Viminale è stato investito in maniera ufficiale del problema dei brogli elettorali consumati a Reggio lo scorso settembre durante il primo turno delle elezioni comunali e dovrà dare una risposta a Davi e alla città.

«Le condotte, per come accertate dalle Autorità competenti, hanno arrecato un grave vulnus alla genuinità del processo di formazione della volontà degli elettori e hanno minato il corretto svolgimento della competizione elettorale ed il libero esercizio dei diritti politici dei cittadini», scrivono gli avvocati amministrativisti e muovendo da questa premessa e «al fine di salvaguardare l'interesse pubblico al libero e corretto svolgimento delle consultazioni elettorali, che costituisce il fondamento stesso dell'ordinamento democratico», chiedono l'intervento del Viminale per annullare le elezioni, sciogliere il Consiglio e consentire così il ritorno al più presto i reggini al voto.

L'articolato ricorso redatto dallo studio legale Morcavallo fa riferimento alle indagini svolte dalla Questura reggina, sfociate nell'informativa di reato n. 617/2020 DIGOS di prot. del 19.11.2020, e integrate con n. 623/2020/DIGOS e ulteriore approfondimento investigativo depositato in data 9.12.2020, dalle quali «è risultato un diffuso sistema di alterazione dell'espressione di voto realizzato attraverso il rilascio di duplicato informatico di tessere elettorali, sulla base della falsificazione della richiesta e della relativa delega al ritiro del duplicato e della successiva espressione del voto da parte di soggetti diversi dal titolare della tessera elettorale (tutti anziani e 4 perfino deceduti), che si scopriva, in realtà, non aver mai chiesto il duplicato né aver rilasciato alcuna delega alla richiesta/ritiro della tessera elettorale, né essersi mai recato alle urne. Nel corso delle indagini, sottoposti a sequestro tutti i registri elettorali e tutte le liste degli elettori, si accertavano macroscopiche anomalie, particolarmente nella sezione n. 184 dove si accertava, tra l'altro, che per ben 11 votanti il voto risultava annotato con indicazione di tessera elettorale diversa da quella in loro possesso, mentre un votante veniva ammesso all'espressione di voto se pure non iscritto nelle liste elettorali della sezione, in quanto omonimo del vero elettore».

Un altro aspetto “vivisezionato” dagli avvocati di Davi riguarda la nomina dei presidenti di seggio. «Le designazioni dei presidenti venivano effettuate in ispregio dell'art. 20 DPR n. 570/60, secondo cui il presidente della sezione elettorale è designato dal presidente della Corte di Appello; in caso di impedimento spetta al sindaco l'assunzione della presidenza o la designazione di un delegato, non potendo egli a sua volta delegare la nomina a terzi. Nella fattispecie - annotano i legali -, risulta dalla nota prot. 623/2020 Digos che il sindaco Falcomatà aveva revocato la delega rilasciata (a Castorina, ndr.) per poi confermare le nomine effettuate da quest'ultimo. Dette nomine, peraltro, erano state comunicate solo in via informale, con sostituzione di presidenti designati dalla Corte d'Appello, a opera del Castorina, poco prima dell'inizio delle operazioni di voto. In particolare, alcune nomine in surroga venivano effettuate in assenza di rinuncia del presidente già nominato ritualmente dalla Corte d'Appello. Ciò ha determinato una falsità ideologica delle schede elettorali e quindi una falsità ideologica dei registri elettorali in cui quei risultati sono stati trasfusi, di tale estensione e rilevanza da avere del tutto falsato gli esiti della competizione».

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