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Case, aziende, bar: i 14 colpi della banda del buco di Taurianova - Nomi e foto

Davanti al marchio di fabbrica, veri e propri squarci su muri perimetrali, solai e casseforti, non c'è voluto un grande sforzo di fantasia a battezzarli la “banca del buco”. Ben più complicato è stato incastrarli, mettendo insieme tutti tasselli del mosaico. Ma alla fine ci sono riusciti i carabinieri, che ieri hanno arrestato i sette della gang capace di mettere a segno almeno 14 furti per un un bottino di quasi mezzo milione di euro nel territorio fra Taurianova, Cittanova e Polistena.

In carcere sono finiti Domenico Ascone, 39 anni, di Taurianova, Mihai Tudor, 35 anni, rumeno residente a Cittanova, Gabriele Fosco, 35, di Cittanova, Saverio Alessandro Fondacaro, 37, di Rizziconi, e Rocco Giovinazzo, 37, di Rizziconi. Ai domiciliari Gianina Elena Cazacu, 39 anni, rumena residente a Cittanova, e Diego Giovinazzo, 34, di Rizziconi.

Nel mirino sarebbe finiti case private, aziende, supermercati pasticcerie, bar-tabacchi e persino uffici comunali. Quattodici i “colpi” contestati tra Cittanova, Taurianova e Polistena, per un danno complessivo subito dai derubati di almeno 450mila euro. Portato via di tutto: dai gioielli ai contanti, dalle armi legalmente detenute ai blocchetti di “gratta e vinci”, dai televisori alle intere casseforti talvolta spostate e aperte in altri luoghi. Un imprenditore, in casa, si è visto sottrarre 90mila euro di gioielli, tre pistole e persino l'auto: porta blindata e casseforti sono state aperte con strumenti da veri e propri professionisti.

Undicimila euro, invece, sono spariti da un'abitazione dove Elena Cazacu avrebbe lavorato come collaboratrice domestica: sarebbe stata lei a segnalare il “colpo”. Costosi macchinari, attrezzature e materiale nonché veicoli, per circa 180mila euro, sono invece il bottino del furto in un'azienda agricola. E persino il Comune di Taurianova si è visto rubare dal centro polifunzionale pezzi d'arredamento e computer poi però ritrovati nel corso dell'attività investigativa. L'ultimo episodio incriminato risalirebbe a novembre scorso, quando alcuni componenti della banda sono stati seguiti e perquisiti all'interno di un capannone nella loro disponibilità e trovati in possesso di tute scure, passamontagna, scaldacollo, torce led, ma anche flessibili e demolitori e un “jammer” a 24 antenne.

L'articolo completo nell'edizione odierna di Reggio della Gazzetta del Sud.

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